L’uguaglianza sociale e la valorizzazione delle diversità sul posto di lavoro sono temi che stanno iniziando ad ottenere una maggiore attenzione (anche se a volte non per scelta, ma in risposta a richieste normative o pressioni degli stakeholder). A mio avviso, anche perché tra gli effetti della pandemia da Covid si è registrato un peggioramento delle disuguaglianze sociali, con le donne che (come dimostrato da numerosi studi in tutto il mondo) hanno pagato il prezzo più alto in termini di perdita del posto di lavoro e/o aggravio di compiti di cura di familiari.

Un recente rapporto di Forbes, ha rilevato che il 56% delle aziende concorda fortemente sul fatto che la diversità rappresenti un driver fondamentale per  guidare l’innovazione. Ma dove siamo effettivamente?

Secondo uno studio condotto da Sapio Research per Workday pubblicato scorso marzo la diversity è riconosciuta e valorizzata in appena il 37% delle aziende del nostro Paese, anche se quasi 8 aziende su 10 affermano che essa sia riconosciuta come importante elemento dalle leadership. Un riconoscimento che però non si traduce in fatti concreti tanto che, in questa percentuale, appena poco più del 40% delle figure di leadership dichiara di considerare la diversity un elemento di vitale importanza per l’azienda.

Fonte “The state of equity, diversity and inclusion  in Europe” Worday